5 cose che ho imparato al TrageTage di Dresda 2018

18 Giugno 2018

Sono stata per la prima volta al TrageTage di Dresda nel 2016 con il team delle formatrici della Scuola del Portare ed era stata un’esperienza molto positiva. Così quest’anno ho deciso di recarmi nuovamente a questo convegno organizzato dalla Trageschule Dresden.

Il programma è stato molto ricco, con seminari e workshop legati alla tematica della comunicazione.

C’è stato tempo per lo studio, tempo per ammirare in anteprima tanti supporti portabebè che presto arriveranno anche in Italia, tempo per conoscere nuove persone e riabbracciare tante colleghe, tempo per esplorare meglio la città.

Molto spesso quando vado a questo genere di convegni mi ritrovo con la mia amica Kadri, collega e amica che arriva dall’Estonia, con la quale ho condiviso parte dei miei studi con la Trageschule Uk. Purtroppo questa volta è stata male poco prima di partire e così sono stata quattro giorni da sola. Da sola per modo di dire, perché ho avuto un sacco di occasioni di incontro e di scambio (c’erano colleghe da tutta Europa ma non solo!).

Alcuni interventi mi hanno certamente colpito più di altri:

  • Il dr. Theodor Dierk Petzold ha parlato di salutogenesi, di neutroni specchio, di comunicazione, di cooperazione e relazione.  Mi ha fatto molto riflettere come il nostro intervento di operatori possa sostenere (o ostacolare) la salutogenesi fin dalla gravidanza e ha più volte ricordato che già da “quando il bambino è ancora nella pancia, impara e sperimenta. Quando la madre sperimenta lo stress, il bambino sperimenta questo stress attraverso i glucocorticoidi, che arrivano anche al bambino attraverso il cordone ombelicale.”.

 

  • Vivian König ha presentato il “Dunstan Babylanguage“, il linguaggio che accomuna tutti i bambini. Questo linguaggio è stato decodificato da Priscilla Dunstan, che ha messo a punto un metodo per meglio comprendere i neonati e rispondere in modo efficace ai loro segnali. Priscilla ha infatti individuato 5 suoni universali emessi da tutti i bebè, suoni che corrispondono all’espressione di 5 specifiche necessità. Se il loro bisogno non viene soddisfatto (come spesso accade), il suono si trasforma poi in un pianto sempre più disperato. Ecco i suoni: Neh: significa che ha fame; Auh: (simile ad uno sbadiglio) comunica che ha sonno; Eh: (ritmato) è causato da una contrazione muscolare e significa che il piccolo deve fare il ruttino; Erh / Earh: se il bebè non ha fatto il ruttino, “eh” può diventare “erh” per una presenza di gas nello stomaco/ colica; Heh: (lungo e acuto) quando prova un disagio non definito (pannolino bagnato, la posizione, caldo / freddo). Davvero molto interessante e uno strumento da approfondire!

 

  • Henrik Norholt di Ergobaby ha parlato degli studi su bonding e attaccamento. Avevo già assistito diverse volte alla sua presentazione, ma credo sia sempre fantastico ascoltarlo…e poi un ripassino non fa mai male! Una parte sempre impressionante del suo intervento è vedere i video con gli studi di Harlow sulle scimmie e sugli effetti della separazione precoce! E pensare a quanti ancora oggi durante i miei incontri informativi sollevano dubbi sull’eccessiva vicinanza o sui vizi! C’è ancora molto, molto da fare, nonostante ci siano davvero tantissimi studi al giorno d’oggi!

 

  • C’è stato tempo anche per discutere e confrontarsi sul fantastico progetto IBCICC (international board of certified infant carrying consultant) che nasce dall’idea di creare una certificazione riconosciuta sul Portare a livello globale che abbia dei requisiti universali ben definiti, al di là delle caratteristiche o delle differenze delle singole scuole. Un passo alla volta, ma sta piano piano prendendo finalmente forma!

 

  • Ho partecipato al corso “Pregnancy support wrapping tecnique after FTZB©” con Sonja Wermbter, dove ho appreso nuove nozioni e nuove legature per supportare ancora di più le mamme in gravidanza con la fascia lunga rigida.

 

Mi sento davvero grata per questi giorni a Dresda! Sono state giornate faticose a causa del workshop extra convegno, delle mille informazioni date nei seminari, dello sforzo mentale di parlare e ascoltare in un’altra lingua.
Ma ancora una volta Dresda ha saputo stupirmi con la disponibilità della gente, il comfort, la pulizia e le piccole attenzioni che ti fanno sentire coccolata.
Mi è mancata molto la mia amica Kadri, ma ho potuto così passare qualche momento totalmente sola con me stessa (cosa che non capitava da un po’).

Sono felice di aver rivisto tante colleghe, di averne conosciute di nuove, di aver incontrato dal vivo alcune delle persone che lavorano dietro le quinte della European Babywearing Week e nel progetto IBCICC, di aver rivisto in particolare Henrik Norholt e Tina Hoffmann.

Sono felicissima di aver sperimentato in anteprima alcune novità che presto arriveranno anche sul mercato italiano e super entusiasta di avere appreso nuove tecniche per lavorare con la fascia sul pancione.

Insomma, sono stata davvero bene! Mi sento innamorata del mio lavoro e sempre più in cammino sulla mia strada!

“È scientificamente provato che i meccanismi associati al Portare (i bambini) influiscono in una serie di risvolti psicologici e fisiologici positivi, per i bambini, le madri, i padri e l’intera famiglia” (H. Norholt)

… e io sto cercando di lavorare per questo! ❤

PS: Se ti incuriosisce qualche aspetto di quelli che ti ho brevemente descritto in questo post, non esitare a contattarmi e sarò felice di raccontarti meglio o di raccogliere qualche domanda per preparare il prossimo articolo 😉

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Piacere di conoscerti
Sono felice di averti qui
Mi chiamo Virna Benzoni e sono un’esperta del portare: accompagno i genitori nel mondo del babywearing condividendo le mie competenze, frutto di anni di formazione in Italia e all’estero, con estrema cura e professionalità. Portare in fascia non è la moda degli ultimi anni, ma un approccio intimo, profondo, di relazione e contatto con il bebé. La migliore coccola che puoi fare a tutta la famiglia.
Facciamo conoscenza

Mamma Canguro

È un libro scritto da Giorgia Cozza, illustrato da Teresa Alberini, arricchito da un mio approfondimento sul mondo del babywearing. É indicato per tutta la famiglia, perché è diviso in due sezioni. In una parte c’è la storia, pensata per bambini dai 3 anni circa, in cui viene illustrata l’esperienza del portare attraverso lo sguardo dei due protagonisti. Nella seconda, grazie al mio approfondimento sul babywearing, si può approfondire la consuetudine del portare, come modalità di cura e relazione. “Mamma canguro” è quindi un’esperienza emozionante per grandi e piccini, proprio come il babywearing! Scopri di più!

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