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Dopo il parto invece cosa succede?
Immediatamente dopo il parto le strutture corporee rimangono comunque lasse ed in posizione di allungamento come lo erano negli ultimi mesi di gravidanza. Per quanto il corpo sia competente e reattivo, non possiamo pensare che magicamente, appena nato il bambino, torni ad una situazione identica a quella in cui si trovava prima della gestazione. I muscoli, i legamenti, i tessuti in generale hanno bisogno di tempo per tornare ad una situazione “normale”, che però non sarà mai uguale a prima di una gravidanza. Questo perché il corpo ha una memoria. Il bambino in crescita nell’utero ha creato uno spazio ed ha permesso delle modifiche che comunque nel corpo rimangono registrate.
Moltissima attenzione va posta durante le prime settimane dopo il parto. L’utero è ancora ingrossato, i legamenti sono ancora lunghi e faticano ad adempiere al meglio alla loro funzione di tenuta, i muscoli sono ancora lunghi ed elastici, i tessuti sono lassi e spesso edematosi ed il corpo è reduce da uno sforzo enorme. Le prime 6-8 settimane dopo il parto (anche 12 a volte) devono essere settimane di estremo riposo, esenti da sforzi, dove la mamma sta spesso in posizione sdraiata in modo da permettere il drenaggio dei tessuti e per evitare che la gravità ed i carichi spingano verso il basso gli organi pelvici, che in quel momento non sono sostenuti e supportati da strutture forti e reattive. Quelle prime settimane sono importanti per permettere al corpo di riassestarsi e cominciare a reagire per poi trovare pian piano un nuovo assetto ed una situazione di normalità, nei 6-9 mesi successivi.
Nella situazione più fisiologica possibile, cioè nel caso di un parto vaginale fisiologico, senza nessuna interferenza e senza nessun tipo di lacerazione, il corpo impiega circa 6 mesi per ritornare ad una situazione di normalità (con questo termine intendo che non siano presenti nessun tipo di alterazioni e/o patologie). I muscoli che in gravidanza si erano allungati di moltissimi centimetri, piano piano si riaccorciano fino a garantire il lavoro e la tenuta che gli compete. Lo stesso discorso vale anche per gli altri tessuti.
Questi tempi si possono modificare, allungandosi di un intervallo variabile a seconda della situazione, in caso di invasioni e manovre, come nel caso di episiotomie o utilizzo di strumentazioni quali ventosa, forcipe o altro. Questo tipo di interventi necessitano ancor più di una valutazione personalizzata ed una riabilitazione improntata sulla condizione specifica della persona.
E nel caso di taglio cesareo?
Bisogna avere molto riguardo anche in caso di parti cesarei. Nonostante non ci sia stato il passaggio del bebè attraverso il canale vaginale, il corpo è comunque soggetto a forte stress.
La muscolatura addominale bassa e tutti i tessuti adiacenti, che lavorano in sinergia con la muscolatura ed i tessuti del pavimento) vengono recisi per creare un nuovo canale di passaggio che permetta l’uscita del bambino. Anche in questo caso, una volta che si sono cicatrizzate le ferite, i tempi di recupero rimangono comunque lunghi. La cicatrice si riadatta per arrivare ad essere il più simile possibile al tessuto originale nel corso dei mesi. Le strutture intorno alla cicatrice devono riorganizzarsi per garantire un lavoro il più ottimale possibile ed il corpo deve trovare anche in questo caso un nuovo assetto e ristabilirsi.

Parlando di babywearing, si può quindi praticare dopo il parto e se sì, bisogna avere qualche accorgimento?
Certamente, in linea generale, si può portare. Il corpo di una mamma è geneticamente programmato per portare il proprio bambino e la possibilità di portarlo con un supporto ergonomico idoneo (per entrambi), può essere un buon aiuto per scaricare il peso nella maniera più corretta possibile, seguendo uno scarico assiale (cioè completamente simmetrico, che non vada a gravare maggiormente solo su determinate aree del corpo).
Ciò non significa che subito dopo il parto sia consigliabile portare tutto il giorno, perché questo implica anche la necessità di rimanere in posizione eretta, seduta o semiseduta.
Ribadisco che le prime settimane post-parto sono delicate e di assestamento e la posizione sdraiata deve essere assunta spesso durante la giornata, proprio per permettere agli organi di rimettersi in sede e per facilitare un drenaggio dei tessuti edematosi.
Quindi portare sì, ma per periodi brevi e alternati durante la giornata.
Dare un’indicazione più precisa su quanto tempo portare, è difficile da definire: ogni persona è diversa ed ognuno deve riuscire a trovare la dimensione più adatta a sé. Importantissimo diventa quindi l’ascolto di se stessi e dei segnali del proprio corpo!
Con il passare del tempo il fisico si rimette sempre più in forze ed anche i tempi per portare possono pian piano allungarsi.
Come ho già detto precedentemente, i tessuti reagiscono per tornare alla normalità col passare dei mesi e il fatto che il bambino cresca in modo graduale nel peso e nelle dimensioni aiuta ad allenare il corpo secondo le proprie necessità, proprio come un allenamento in palestra.
Per rinforzare nel modo migliore il corpo, senza creare alcun danno, è importante adattare la posizione nella quale il bambino viene portato e fare attenzione ai movimenti ed alle attività svolte.
Un bambino pesante e/o un bambino molto grande/lungo, se portato davanti tende a spostare tutto il baricentro del portatore anteriormente (analogamente a ciò che accade durante la gravidanza), andando a creare tensioni in zone come la regione lombare, indebolendo la parete addominale bassa ed andando a gravare tutto il carico sulla zona anteriore del pavimento pelvico e del basso addome.
Ecco perché quando si pratica il babywearing ad un certo punto del percorso, la posizione sulla schiena diventa un’ottima e sana alternativa. Il carico viene sgravato in maniera molto più fisiologica se segue l’asse della colonna vertebrale andando poi a scaricare completamente sugli arti inferiori (passando dal bacino).
Quindi portare sì, ma seguendo le necessità di bambino e portatore!
Per quanto riguarda poi le attività ed i movimenti da compiere con i bambini addosso, è importante ricordare sempre che le strutture (tutte!) impiegano mesi a ritrovare un assetto che possa essere definito nella norma. Perciò consiglio di fare nei limiti del possibile solo le attività che comportano movimenti dolci ed esenti da impatti. Attenzione a saltelli, corsa, movimenti molto accentuati, ecc.
Per concludere, portare nel post-parto è possibile, ma con coscienza, prudenza e percezione di sé e dei propri limiti! E bisogna sempre ricordare che per qualsiasi dubbio esistono specialisti formati e competenti che possono aiutare a trovare le strategie migliori alla vostra (e solo vostra!) situazione.
TIZIANA GUGLIELMINI
Tre volte mamma (Christel, Samuele, Ylenia), ha studiato fisioterapia alla SSMT di Lugano. Finiti gli studi accademici ha orientato gran parte della sua formazione continua su corsi inerenti la riabilitazione del pavimento pelvico, rendendolo il campo nel quale preferisce lavorare. Da quando è diventata mamma si è avvicinata al mondo del portare e ha deciso di formarsi come Consulente del Portare. Da qui è iniziato il suo percorso per aiutare le mamme a portare con coscienza e sicurezza, garantendo anche il benessere del proprio corpo

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