Questo weekend ho partecipato al Salone del Babywearing e del Bambino a Gonzaga (MN) piuttosto distrutta (raffreddata e quasi afona!), ma nonostante ciò ho lavorato con grande passione entrambi i giorni fino alla fine.
Sono tornata a casa ieri sera tardi e oggi ho sentito addosso una bella energia, quella energia che arriva quando stai bene e sei consapevole di fare il lavoro per il quale sei stata chiamata.
Sono successe tante cose belle, ma stasera vorrei condividere una riflessione su un aspetto per me fondamentale del mio lavoro.
Sfrutto questa foto nonostante il senso dell’# e del progetto siano ben altri (ne parlerò presto, promesso), perché dice #poterealportare e io credo davvero che nel Portare ci sia un potere immenso!
Sono due giorni che mi rimbomba nella testa però una parola: responsabilità.
Tutto nasce da un commento fatto da una giovane collega consulente quando, verso la fine del workshop di Susanne, parlando di come la Fisica agisca con le sue forze sui portabebé, sul portato e sul portatore, la ragazza ha affermato timidamente: “…ma che responsabilità!”
La mia riflessione di questa sera vuole essere proprio su questa parola: responsabilità!
Ne siamo consapevoli?! Forse non ci si rende granché conto di che responsabilità abbia la consulente, ma nemmeno di che responsabilità abbiano i genitori stessi nell’affidarsi e nell’intraprendere (o meno) un percorso quando decidono di portare.
Credo innanzitutto che gli aspetti più tecnici del portare siano importanti e ci debba essere certamente una grande responsabilità nel conoscere e usare i supporti correttamente dal momento che ogni legatura o posizione possono potenzialmente influire in modo dannoso sul bebé.
Al di là di questa parte più tecnica, io credo che il mio lavoro di consulente esperta e formata sul babywearing richieda anche altre enormi responsabilità.
Quando io entro in una casa o accolgo dei genitori in un corso di gruppo, non ho infatti “solo” la responsabilità di trasmettere delle legature sicure e confortevoli, ma ho anche un ruolo che non è riducibile alla scelta del supporto o alla tecnica applicata.
Quando inizio una consulenza, lo faccio in punta di piedi e con delicatezza perché quella famiglia mi sta affidando il loro bene più prezioso e con lui tanti vissuti (la loro storia di madre e di padre, ma anche di figlia o di figlio, la storia della gravidanza, di una nascita e di un post parto ecc).
Io ho la responsabilità di predispormi all’accoglienza senza giudizio, all’ascolto e all’osservazione, per poter provare ad accompagnare al meglio quella famiglia in un percorso verso il portare.
Se io non facessi questo, mi limiterei a trasmettere soltanto dei passaggi tecnici.
Molte cose si imparano sul campo, si migliorano formandosi di continuo, molte altre sono invece caratteristiche e attitudini personali.
Io sento di avere una grande responsabilità e credo che il mio lavoro abbia un grande potere, perciò parto sempre da qui, dal grande valore che posso dare, da ciò che posso offrire al servizio dei bambini, dei genitori, dal cambiamento che posso essere nel mio piccolo anche per la società intera.
E siccome credo tanto che il babywearing possa impattare anche a livello sociale e sia una nostra responsabilità farlo conoscere in modo sano e positivo, ci tengo a ringraziare Zuhal Kaykac Messora e Carlotta Casacci per essere riuscite ad avvicinare quest’anno ben 1300 persone al Salone del Babywearing e del Bambino, creando proprio questo: un luogo di riferimento significativo per genitori, bimbi e professionisti.
Non vedo l’ora che arrivi la prossima edizione!
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