Babywearing: approfondiamo insieme questa pratica

18 Gennaio 2015

Cosa significa babywearing? Non farà male?

Il babywearing, ovvero la pratica del tenere legato addosso il proprio bambino mediante l’utilizzo di alcuni supporti, rispetta la fisiologia del piccolo. Il babywearing, quando viene fatto correttamente, asseconda infatti lo sviluppo del sistema osteo-articolare e garantisce, in particolare, il posizionamento corretto delle anche, la cifosi naturale della schiena e il sostegno della zona cervicale.
Numerosi studi dimostrano che il cucciolo d’uomo è adatto ad essere portato, è biologicamente predisposto e, dal punto di vista etologico, rientra nel gruppo dei portati attivi.

Perchè il babywearing è adatto per il neonato e per la neomamma?

Sono state osservate caratteristiche specifiche sia nel bambino che nella madre che inducono a pensare che il neonato si sia adattato nel tempo alla condizione di “portato” che il portare sia il comportamento biologico adeguato in risposta ai bisogni di contatto, calore e nutrimento, in un determinato stadio di sviluppo.
Il cucciolo d’uomo presenta infatti:

  • riflessi primordiali: grasping (presa), riflesso Moro (soprassalto, apertura delle braccia e ricerca di presa di fronte a stimoli improvvisi);
  • caratteristiche anatomiche: anche immature, gambine a “o” e colonna vertebrale a “c”, in cifosi, adatte ad aggrapparsi al corpo della madre;
  • caratteristiche neurologiche: cervello immaturo, che si struttura nel corso degli anni e si sviluppa in seguito a stimoli funzionali, a partire dall’emisfero destro (percezioni sensoriali, linguaggio non verbale) direttamente collegato al sistema nervoso autonomo che determina le funzioni involontarie del corpo, e, solo dopo i due anni di vita, inizia a prevalere l’emisfero sinistro, con il pensiero logico-matematico e astratto;
  • caratteristiche comportamentali: pianto in assenza del contatto e del movimento (riconosce il non-contatto, il silenzio e l’immobilità come condizioni di pericolo e di angoscia).

La madre ha una predisposizione biologica, biochimica e ormonale per garantire al neonato protezione, nutrimento e contatto. Winnicott ha definito “preoccupazione materna primaria” gli stati psicofisici della madre che la predispongono a rispondere in modo adeguato ai bisogni del bimbo nelle prime settimane. Il suo corpo dopo il parto è pronto ad accogliere il bimbo tra le braccia, nel calore del suo petto ed è predisposto a prendersene cura, anche grazie alla tempesta ormonale di ossitocina e prolattina. Il suo latte, avendo un basso contenuto di grasso e proteine, richiede un allattamento (a richiesta) frequente e una presenza costante per prendersi cura del piccolo. Il suo bacino ha una forma adatta per sostenere il corpo del bambino, che stabilizza la sua posizione attraverso la presa a pinza attorno al corpo dell’adulto.

L’habitat naturale del cucciolo d’uomo è quindi la sua mamma.

Quali sono i benefici che sperimenta chi pratica il babywearing?

Il Portare è una modalità di maternage che garantisce di mantenere la vicinanza tra la mamma e il suo bambino, con praticità e sicurezza.
E’ una pratica ottimale per il genitore che può sintonizzarsi con il proprio piccolo e imparare così a riconoscere, ascoltare e rispondere prontamente ai suoi segnali, sentendosi competente. Il bimbo nel contempo si sente sicuro e protetto, ritrova contenimento, rumori, movimenti, calore e odori familiari e rivive le sensazioni del grembo materno.

La fascia rappresenta quindi un continuum tra vita intrauterina ed extrauterina e permette un adattamento più graduale al mondo esterno.

I bambini portati piangono di meno, hanno livelli di stress minori, si addormentano facilmente, soffrono meno di coliche rispetto a bimbi di pari età tenuti nelle carrozzine.
Il bambino riceve inoltre una stimolazione a 360 gradi e può esplorare il mondo stando in un contatto mediato, accoccolato al sicuro sul corpo della madre che fa da filtro. Non è passivo, ma può aggrapparsi, adattare la postura, appoggiarsi, interagire con l’adulto e con il mondo che lo circonda.
Il portatore ha il vantaggio di avere le mani libere, può muoversi agevolmente in ogni situazione e può dedicarsi alle faccende quotidiane o ad altri figli, pur rimanendo sempre in contatto con il piccolo.

Il babywearing può essere sperimentato anche dal papà, che ha così l’occasione di vivere le “sensazioni di pancia” che non ha potuto provare e di sentirsi una cosa sola con il proprio bimbo. E’ un ottimo modo per lui per iniziare ad entrare in relazione con il suo bambino e instaurare le basi per un attaccamento sicuro.

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Sono felice di averti qui
Mi chiamo Virna Benzoni e sono un’esperta del portare: accompagno i genitori nel mondo del babywearing condividendo le mie competenze, frutto di anni di formazione in Italia e all’estero, con estrema cura e professionalità. Portare in fascia non è la moda degli ultimi anni, ma un approccio intimo, profondo, di relazione e contatto con il bebé. La migliore coccola che puoi fare a tutta la famiglia.
Facciamo conoscenza

Mamma Canguro

È un libro scritto da Giorgia Cozza, illustrato da Teresa Alberini, arricchito da un mio approfondimento sul mondo del babywearing. É indicato per tutta la famiglia, perché è diviso in due sezioni. In una parte c’è la storia, pensata per bambini dai 3 anni circa, in cui viene illustrata l’esperienza del portare attraverso lo sguardo dei due protagonisti. Nella seconda, grazie al mio approfondimento sul babywearing, si può approfondire la consuetudine del portare, come modalità di cura e relazione. “Mamma canguro” è quindi un’esperienza emozionante per grandi e piccini, proprio come il babywearing! Scopri di più!

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